Nell’affrontare la definizione di "tenore di vita", Sen si preoccupa anche di definire una metodologia con cui avvicinarsi a problemi come questo che superi gli approcci basati sull’aggregazione che, pur semplificando e rendendo più elegante l’analisi, presentano limiti e deformazioni rilevanti.
L’attenzione sulla metodologia e sulle motivazioni che la sottendono ricoprono un’importanza rilevantissima nella discussione sul tenore di vita perché questo riveste un ruolo fondamentale nelle decisioni economiche, in quanto rappresenta le condizioni degli individui considerati non più come "homini economici", ma come persone che vivono, soffrono, si ammalano, studiano,... Quindi ciò che Sen si preoccupa innanzitutto di delineare sono le idee su cui si fonda il suo approccio alla definizione del tenore di vita e la molteplicità di elementi che va via via considerata dal momento della definizione del concetto di tenore di vita a quello della scelta degli indicatori da considerare per la misurazione del tenore di vita stesso.
La seconda lezione si apre con la delineazione di un problema di diversità di punti di vista, e quindi di visione del mondo, che si pone subito appena si voglia tentare di definire il tenore di vita: nel definire l’approccio alla definizione del concetto di tenore di vita si presentano due esigenze fra loro contrastanti, la rilevanza e la sfruttabilitá. Per un’analisi corretta è necessario considerare entrambe queste esigenze, come fecero economisti classici quali Petty e Lagrange, perché rifiutandone anche solo uno si falsa l’analisi e non si può conoscere la reale condizione di vita di un popolo.
Alla luce di queste considerazioni l’ottica prevalente basata sulla misura dell’opulenza, e quindi sul possesso di merci, non può che fornire risultati confusi e fuorvianti e quindi di deve essere abbandonata in favore di metodologie più complesse e meno eleganti dal punto di vista formale, ma in grado di dare risposte più vicine alla realtà.
L’approccio cosiddetto "dei bisogni primari" viene visto come un interessante tentativo di superare l’approccio "dell’opulenza", ma solo se acquisisce la consapevolezza di dover considerare indicatori e punti di vista che gli vengono forniti da altri approcci. Quindi si ribadisce l’importanza di costruire un sistema di teorie, indicatori, contributi diversi che sia in grado, per la sua complessità, di fornire risultati congruenti con la realtà complessa che deve studiare.
Passando alla definizione del "tenore di vita", Sen continua a sottolineare l’importanza di adottare sempre un’ottica "sistemica e complessa" . Il tenore di vita viene differenziato dal benessere, ma non in modo drastico perché sono comunque possibili delle interconnessioni. Il tenore di vita viene valutato dal giudizio sulla natura della vita condotta, invece il benessere personale può essere influenzato anche da fattori diversi dalla natura della vita condotta.
Il fatto che il tenore di vita venga valutato in questo modo esclude la possibilità di considerare i mezzi economici come i soli elementi da considerare nella sue definizione, questi possono tutt’al più fornire una dimostrazione empirica ( e non concettuale) della relazione fra essi ed il tenore di vita.
Se si preferisce adottare un altro punto di vista, come consiglia un approccio concettuale basato su un sistema complesso, si può mostrare la differenzia fra "risultati ottenuti" e "benessere"; il risultato di un’azione si differenzia dal benessere personale perché il primo considera anche obiettivi diversi dal benessere personale, mentre il] secondo è focalizzato su se stesso. Il senso del dovere ci fa compiere delle azioni per obiettivi diversi dalla promozione del nostro benessere personale, invece un’azione di solidarietà aumenta il livello del nostro benessere ( perché ci fa sentire "più ricchi").
Nel valutare il tenore di vita si devono innanzitutto definire gli indicatori, cioè si deve affrontare un problema di valutazione per poter risolvere un ulteriore problema di valutazione: è un’altra conferma della complessità del sistema concettuale che sottende al concetto del tenore di vita. É necessario superare l’idea semplificatoria che gli oggetti si dividano a seconda che abbiano o meno valore ed iniziare a considerare anche casi intermedi; inoltre si deve diventare consapevoli che non esiste un unico punto vista corretto da adottare nella valutazione: fra i due considerati - l’ autovalutazione e la valutazione standard - non ce n’è uno che prevale, entrambi hanno una loro importanza e si dovrà decidere se applicarne uno piuttosto che l’altro a seconda del contesto in cui si attua l’analisi.
La valutazione del tenore di vita pone anche altri problemi che non possono essere sottovalutati anche se contribuiscono ad aumentare la complessità del sistema e a diminuire l’eleganza formale. Alcuni di questi problemi sono:
In conclusione, Sen sostiene che non si può sacrificare la rilevanza, anche se problematica nella sua definizione e rilevazione, in nome della semplicità applicativa; quindi all’analisi condotta attraverso un unico punto di vista, un unico criterio di valutazione e semplificazioni distorsive si deve preferire un approccio che tenga conto delle condizioni di vita e dei funzionamenti (aspetti celle condizioni di vita, sono dei conseguimenti) e che effettui valutazioni simultanee ed incrociate.
Nel suo saggio, Hart si propone da una parte di sottolineare come il tenore di vita sia stato influenzato dalla nascita della società industriale e dall’altra di dimostrare che l’approccio proposto da Sen soffra della mancanza di un ancoraggio di tipo storico, del limite di presentare esempi con relazioni esclusivamente soggettive fra gli individui (cosa che Sen aveva criticato ai neo-classici) e di sottovalutare i problemi che possono sorgere se l’impianto teorico é così complesso da non consentire nessuna reale misurazione.
Ricorrendo a esempi concreti, come il paragone fra la condizione dell’Ovest africano e quella dell’Occidente, mette in evidenza come i modelli economici siano in grado di descrivere la realtà del mondo industrializzato, ma non le società preindustriali, dove il contesto cambia completamente. É quindi condivisa l’importanza del relativismo già presente in Sen.
Però Hart pone l’attenzione sul fatto che il relativismo può diventare pericoloso come le eccessive semplificazioni fatte dagli economisti neo-classici perché può condurre all’impossibilità di compiere un’analisi che dia dei risultati. Egli propone come indicatore del tenore di vita la produttività del lavoro, la quale media fra l’eccessiva semplificazione dell’opulenza e l’estrema difficoltà di misurazione delle capacità proposte da Sen. L’orario di lavoro fornisce un sistema di misurazione assoluto, mentre le diseguaglianze nello sviluppo della produttività del lavoro sono la causa principale delle differenze di reddito fra pesi ricchi e paesi poveri. Purtroppo nelle realtà sottosviluppate come l’Ovest africano, la crescita quantificabile o meno di alcuni elementi convive con la stagnazione o il regresso di altri elementi, quindi l’evidenza empirica mostra come anche l’attenzione al relativismo della posizione seniana può portare a conclusioni sbagliate.
Un altro errore nei confronti del quale Hart ci mette in guardia è il non tenere conto delle reali e attuali condizioni della società che viene analizzata. Infatti i modelli economici, che dovrebbero approssimare con sufficiente verosimiglianza la realtà dell’occidente sviluppato, danno per scontati o ignorano molti fattori che influenzano il tenore di vita a causa della difficoltà della loro misurazione e così facendo falsano le conclusioni.
Infine, per superare il soggettivismo che pervade l’analisi sul tenore di vita qualsiasi sia lo studioso che se ne occupa, Hart propone un approccio che preveda anche la comparazione antropologica.